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              |  Mostre 
              personali 1987 |  
              | 1970-72 | 
              1975 | 
              1976 | 
              1981 |
              1987 | 
              1988 | 
              1988-98 |
              1998-2007 |  
              | All’ Hatria di Bergamo, 1987 |  
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              | Gesualdo vive con le sue creature. Se ne stacca solo per 
              accompagnarle a Bergamo dove, presso la galleria d’arte Hatria,allestisce 
              una mostra personale, dal 16 al 28 maggio 1987, mostra giudicata 
              come l’espressione di un impegno serio e di un’esperienza 
              collaudata. L’artista rivela una predisposizione singolare al 
              raccoglimento interiore, all’esame dei drammi che coinvolgono gli 
              esseri umani. Sono sculture scrive Pietro Mosca, vive ed umane, concepite 
              energicamente e ben risolte secondo un’armoniosa simbiosi di vuoti 
              e di pieni.
 “ L’impostazione della ricerca espressiva, nota Antonio De Santis, 
              è sottolineata, nel lavoro di Gesualdo Prestipino, dalla presenza 
              in alcune opere di una serie di cerchi che circondano 
              metaforicamente il contenuto reale della scultura e nel contempo 
              divengono l’oggetto del racconto “.
 Infatti, la dialettica delle sue sculture è narrativa. Si concede 
              anche il privilegio di trasgredire la visione del reale, diventa 
              onirica nel suo contesto. Lo scultore crea e racconta. Reinventa 
              figure e forme trasfigurando e deformando. La figura è partecipe 
              di una presenza che non la definisce ma ne rivela e sottolinea 
              l’esistenza. La linea ed il colore si tramutano in luce ed ombre 
              che traducono il messaggio ossessivo dell’artista in immagini 
              rievocate dal passato o tratte dalla dura realtà del presente.
 “ Le sue sculture, commenta Lino Lazzari, riflettono le angosce 
              dell’inquietudine, le paure dell’isolamento, le ansie della 
              libertà, il tutto in una cornice di profonda partecipazione e con 
              l’intento di proporre un messaggio autentico di umanità e 
              solidarietà “.
 “ L’uomo, osserva Pietro Mosca, soffre la sua dimensione quando ha 
              perso la sua libertà o quando è ostacolato nelle sue funzioni e 
              viene limitato nei suoi bisogni “.
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